Ci
sono vacanze che ti ricordi per la bellezza dei posti che hai
visitato, quelle che si sono distinte per il divertimento, quelle che
ti hanno offerto il massimo del comfort possibile e poi quelle che ti
hanno costretto ad un viaggio doppio: quello fisico e quello negli
scantinati della tua mente. Quasi sempre è un viaggio triplo perchè
le emozioni che si fanno sentire come bulldozer (in certi momenti)
vengono sempre da odori e situazioni già vissute, e se la nostra
percezione all'epoca è stata negativa, non c'è niente da fare,
scatta l'allarme interiore!
Per
questa vacanza io sono partita con l'allarme che suonava come una
band di rockettari per rendere l'idea. Vi è mai capitato?
L'idea
iniziale è di andare a rigenerarsi, riposarsi, divertirsi ecc. ecc.,
ma via via che il giorno “X” arriva monta l'ansia e vorresti non
aver mai dato inizio a quella giostra.
Non
fate caso ai luoghi comuni per cui “deve essere bello perforza
andare in ferie” … Capita a tutti e per motivi diversi che
arrivino partenze che non vorresti, o su cui ci sono aspettative
eccessive o che sai essere delle “prove”.
La
mia vacanza era partita in modalità “incendio attivo – allarme
rosso”!!! E non era un gran bel segno …
Ci
sono cose che riappaiono o ti crescono dentro d'improvviso, senza che
tu te ne accorga, che poi scoppiano per una banalità, mentre siamo
distratti da altro; io avevo sottovalutato quella cosa dentro di me
finchè ovviamente non mi è esplosa in faccia.
I
primi tre giorni sono stati un inferno e mi sono lasciata sommergere
completamente dalle emozioni negative, mi sono lasciata soffocare
dall'angoscia e sono sprofondata nelle mie personalissime sabbie
mobili. Avrei potuto scegliere a quel punto di rendere la vacanza di
mio marito un incubo ed invece non l'ho fatto perchè ho pensato che
fosse giusto che un problema mio me lo dovessi vivere senza rompere
le scatole a nessuno.
STARCI
DENTRO! Questa era la parola d'ordine … ci devo stare dentro e per
davvero se voglio capire. Niente voli pindarici, niente fantasie,
nessuna colpa da attribuire ad altri … Vivere nella responsabilità
della propria vita.
E
dopo tre giorni, come Lazzaro, come Gesù Cristo … dopo tre giorni
ho iniziato ad intravedere la luce, a risentire la voce del cuore, a
vedere le cose con occhi nuovi.
Tre
giorni nelle caverne, tre giorni a guardare gli scheletri, a parlare
con i fantasmi che non se ne vogliono andare, ad ascoltare i propri
dèmoni che continuano a torturarti … tre giorni per rinascere a
qualcosa di nuovo.
È
difficile stare dentro a qualcosa che fa tanto male e tre giorni,
quando sembra che ti manchi anche il respiro, sembrano un'eternità,
ma è l'unica soluzione possibile per capire davvero, per trovare la
fonte di quello che nella vita “crea morte” dentro di noi,
senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Alla fine di quei tre giorni mi sono accorta di aver consolato il mio Io bambina che stava lì in disparte, spaventata e in silenzio ... ero talmente occupata dal "togliere" da non riuscire a vedere quello che invece era da accogliere, da rassicurare, da coccolare: in quel buio interiore, lei e io siamo rimaste abbracciate finchè non è spuntato nuovamente il sole.
“Avrò
risolto stavolta?” Questa è la domanda che ci facciamo dopo. “Sarà
finita questa tortura?” Forse sì, forse no … non mi faccio più
condizionare dalle maledette aspettative, però dai … se non altro
stavolta ho dato una bella ramazzata e ho tolto le ragnatele … qualche altro scalino con lei per mano l'ho fatto ... a
qualcosa sarà pur servito!!!