giovedì 14 maggio 2015

BUONA E CATTIVA ...

E' fantastico notare, finchè fai quello che gli altri si aspettano da te, quale persona straordinaria tu sia. Tutti ti incensano, ti adorano, diventi quasi un dio o quantomeno entri nell'olimpo degli dei ... Sei brava, intelligente e buona e su questo non ci piove!
Se decidi di fare qualcosa per te, se impari a dire di no, se ti ribelli a quelle cose che senti come ingiustizie, se compi una qualsiasi deviazione dal tracciato che tutti seguono, cioè quello di fare contenti gli altri, allora crolli dall'olimpo nell'ade e batti una musata spaventosa ... Improvvisamente diventi cattiva, deludente e vieni allontanata.
Decidere di non essere ipocrita è pericoloso, si rischia di essere fraintesi, si allontanano alcuni pseudo amici e si deludono le famose "aspettative"! 
Ma cosa ce ne facciamo di persone che non ci accettano per come siamo? E' possibile sostenere sempre il nostro bisogno di essere amati e amabili per la paura di restare soli? E' fattibile tollerare eternamente la frustrazione che si crea dentro di noi e a cui non diamo ascolto, per l'ansia di essere accettati? 
Tra i bisogni umani indispensabili c'è quello di ascoltare le proprie necessità, la voce interiore che grida e che ci chiede di essere ascoltata. Poi, dall'altra parte, c'è il terrore atavico di essere abbandonati, di essere ghettizzati, di non essere più amati.
Se però restiamo legati a questo vincolo eternamente, non viviamo forse una vita bugiarda? Non diventiamo dei burattini o delle bambole: belli, perfetti e adorabili, ma senza carattere e personalità? 
E' una bella carica essere adulati, leggere negli occhi degli altri l'ammirazione e la stima ... diventa una droga e arrivi ad un certo punto che non puoi più farne a meno, perchè ti sembra che senza quella luce riflessa tu non esista affatto.
Allora la domanda è: è meglio essere buoni e amati da tutti, ma fasulli, oppure correre il rischio di risultare "cattivi" ed essere denigrati, ma stare nella verità di ciò che si è?
Sembra facile la risposta no? Eppure ogni giorno la maggior parte di noi compie passi decisivi verso l'ipocrisia, anzichè verso la libertà ... perchè è difficile, perchè abbiamo paura della solitudine, perchè abbiamo bisogno dell'approvazione degli altri.
Io sono lì ... come molti altri, nell'attesa di usare le ali che sono attaccate al mio cuore. Sono davanti a quel bivio con la consapevolezza di ogni paura, di ogni abbandono, di ogni dolore che ho sentito, ma anche in compagnia della gioia che mi potrebbe attendere. Un modo nuovo di vivere, un modo nuovo di essere, per essere ciò che sono!
Bisogna decidere se essere buoni per gli altri e cattivi per se stessi o viceversa ... e per fare questo cambiamento basta sentire in quel cuore che ha le ali, che non esiste cattiveria nell'essere ciò che si è, nel cercare di farsi felici, tanto non ce la faremo mai ad accontentare tutti!



lunedì 27 aprile 2015

CHI E' IL DIAVOLO?

Il termine diavolo proviene dal greco "diabolos" e significa "colui che divide" o "il calunniatore" e questo ci dà già una grande indicazione.
Se lo vogliamo identificare con una persona (uomo o donna non ha importanza), lo possiamo individuare in colui che divide, che spezza e rovina le amicizie, che entra in un gruppo e fa dei sottogruppi, che entra in un ordine e crea disordine. Predilige la comunicazione circolare individuale, mai quella diretta a tutti nello stesso momento, perchè in questo modo può adulterare meglio quello che viene detto e riportarlo corroborato della sua fantasia o della sua realtà falsata. 
Ama moltissimo parlare di qualcuno, o per meglio dire, sparlare, perchè può sostenere meglio le sue ipotesi e creare un alone di negatività sull'altro. 
E' un manipolatore, perchè con fascino, capacità ed ironia riesce a carpire informazioni che poi utilizza per uno scopo ben preciso. E' un accentratore, un egocentrico ed un grande ascoltatore; sa benissimo quali sono i punti deboli degli altri e quindi come utilizzarli per i suoi disegni.
E' colui che giudica, sentenzia e condanna, che vede solo quello che vuole vedere e che si circonda di persone che lo vedono come un Dio, che vedono in lui: forza, determinazione e coraggio. Si nutre delle energie degli altri e demolisce ogni iniziativa che non sia quella che lui vuole e comanda.
Cerca di allontanare dai sogni, dalle speranze e dalla volontà ... Tenta di demolire l'amore dove lo trova, non perchè lo invidia, ma perchè è un linguaggio che non conosce e, non comprendendolo, si sente in dovere di distruggerlo!
E' bello il diavolo, è come una luce che attira; sorrido alle immagini che lo rappresentano come un mostro, perchè nessuno mai resterebbe attratto da qualcosa di orrendo.
Il diavolo, l'ombra nera che ci rende succubi e burattini, però, non è tanto fuori di noi, ma dentro di noi. Per quanto noi possiamo restare incantati da certi tipi di persone per poi rimanere fregati, c'è un fatto che non dobbiamo sottovalutare mai, e cioè che siamo rimasti intrappolati da qualcosa di cui avevamo bisogno, da qualcosa che fa da specchio ad una nostra mancanza, a qualcosa che non abbiamo risolto.
Il divisore, il calunniatore, il manipolatore esiste anzitutto in noi ed è quella vocina maledetta che ci dice di cadere in quella trappola e di restarci invischiati. E' quella voce che ci dice che non c'è soluzione, che noi non cambieremo mai, che niente cambierà mai, che c'è sempre qualcosa o qualcuno di più importante o di migliore, che non meritiamo di essere felici, che c'è un dovere che chiama, un tormento che chiede udienza, una gioia che non possiamo pretendere. 
Il diabolos è sempre in agguato ed in questa vita ha il compito di farci fare delle scelte, ha il dovere di destarci dal sonno della morte in cui inconsapevolmente stiamo mentre respiriamo, ha l'onere di tentarci finchè non siamo degni di salire più in alto nella nostra evoluzione, il lascito di trasformarci da piombo in oro.
Il diabolos si può nascondere ovunque, ma finchè non lo staniamo da dentro la nostra anima, rimarremo sempre vittime di qualcosa o qualcuno!


mercoledì 25 febbraio 2015

50 SFUMATURE DI ... DONNA

Dopo tanto tempo ritorno a scrivere ... Sorpresa! Sono ancora viva :-D
Su cosa? Beh ... l'argomento è scottante ... 
In questi ultimi tempi, frettolosamente e con diversi sacrifici, ho voluto mettere in piedi uno spettacolo sul "femminicidio". 
Molte donne di grande sensibilità hanno partecipato a questo progetto e devo dire che: vederlo crescere, aggiustarlo continuamente strada facendo, dare un senso a quello che stiamo facendo ed avere la responsabilità di un messaggio così importante e così delicato, ti impone delle riflessioni. 
Che vuol dire essere una Donna in Rosso? Certo non significa, per noi, essere state uccise, non è detto che significhi essere state stuprate, ma sicuramente ci sono molti modi diversi per ricevere e farsi violenza.
Credo che la donna sia, in questo momento, ad un bivio. Che sia costretta dagli eventi e dal carico storico che abbiamo sulle spalle a prendere una decisione: se vuole ancora stare nell'incoscienza di sè oppure no.
Certo vedere che "50 sfumature di grigio" sta facendo il pienone mentre noi dobbiamo quasi arrancare per avere relazione, fa pensare. Non è un giudizio questo ma una riflessione. Sicuramente il film ha il suo perchè, sarà intrigante, sarà affascinante, ma può anche essere pericoloso, perchè certi "giochi" in mano ai "ragazzi" sbagliati possono fare veramente dei danni e se io credo che tutti abbiano la giusta misura delle cose, ho una bella illusione da sradicare.
Ci indigniamo di fronte ai femminicidi, ci arrabbiamo perchè non abbiamo pari diritti sul lavoro, inorridiamo di fronte agli stupri e poi? Poi siamo le prime a considerare tutto questo "normale"... magari mettiamo un bel post su FB in cui inneggiamo al rispetto, insieme alle amiche parliamo di tutte le brutture che alcune di noi ricevono, ma all'atto pratico? All'atto pratico non facciamo niente! 
Ci siamo adattate? Siamo le prime a stare senza problemi in questa "abitudine storica"? Non ci interessa? Pensiamo che succeda sempre a "qualcun'altra"? Magari, poi, stiamo ore davanti ad un talk show in cui viene ricostruita nei minimi dettagli la morte orrenda di una donna e ci commuoviamo e pensiamo con ardore all'eventuale ritorno della pena di morte e, senza rendercene conto, ci nutriamo di quel male, lo assorbiamo e lo rendiamo una consuetudine, di cui poter parlare, e solo parlare, ancora e ancora e ancora.
Non credo che a nessuna di noi piaccia l'idea della violenza, in qualsiasi forma essa si presenti o si manifesti, ma forse non sappiamo più credere che possiamo stare senza sofferenza, non crediamo più in un possibile mondo in cui esista armonia fra le persone e fra i generi, forse non speriamo più che qualcuno possa rispettarci e contemporaneamente essere giocoso con noi "nel modo giusto". 
Ma se non ci crediamo noi, chi ci deve credere?
Forse abbiamo scelto un brutto periodo per questa manifestazione: "50 sfumature di grigio" batte il femminicidio di "Donne in rosso"?
Ci sono ancora i tempi supplementari ... vediamo!