martedì 30 aprile 2013

Mentre sei tra le macerie ... continua a credere ...

Immagina, e realizzerai.
Sogna, e ti migliorerai.
Abbi fiducia in te,
perché sai più di quanto tu creda.
Sergio Bambarén


Ci sono periodi della vita in cui tutto sembra andare per il verso sbagliato ... periodi che sembrano interminabili ed insostenibili perchè una serie di "terremoti", ondulatori e sussultori, hanno fatto crollare tutto. Sì perchè, dopo la prima scossa, sono arrivate anche le scosse di assestamento, a cui sei più preparato, a cui credi di saper fronteggiare, ma di cui non calcoli la potenza e saranno proprio quelle che, invece, arriveranno a spaccare le fondamenta... 
Sono i terremoti della vita: possono riguardare i sentimenti, il lavoro, la salute, la condizione economica ... spesso colpiscono più di una di queste aree e, anche se non le colpiscono direttamente, creano delle crepe qua e là che rendono pericolante tutto quanto l'edificio "essere umano".
Ecco, in questi momenti, che ciclicamente capitano a tutti nella vita, dovremmo restare saldi nella "fede", che non è una fede religiosa, ma la fiducia nella Vita, che a volte sembra matrigna, ma che in realtà agisce brutalmente solo per insegnarci qualcosa. 
E' vero che subito dopo il terremoto tutti quanti veniamo colti dallo smarrimento e dallo sconforto, ma gli sconquassamenti non capitano mai per caso; ogni cosa, anche la più dolorosa, ha sempre un senso, dietro essa c'è sempre una lezione, a volte il sollecito a lasciare qualcosa per ritrovare altro, a volte l'impegno a ricostruire, a volte lo stimolo a credere nelle proprie forze e nelle proprie capacità, a volte un cambiamento che abbiamo osteggiato ma che è indispensabile per il nostro bene. 
Allora, dopo le lacrime, la disperazione e anche la rabbia, bisognerebbe saper accogliere perfino il dolore, come parte necessaria di un percorso di crescita, in cui c'è qualcosa da capire e da accettare. 
Bisognerebbe continuare a credere in se stessi, nella propria forza, nelle proprie capacità, anche a dispetto delle apparenze e delle picconate che ci possono arrivare dagli altri. 
Bisognerebbe insistere nell'immaginare e nel sognare un giorno sereno, in cui tutto sarà capito, in cui avremo constatato che quelle fondamenta erano state costruite davvero sull'argilla o sulla sabbia, e che presto o tardi sarebbero crollate comunque e che non esisteva momento migliore di questo per creare qualcosa di più solido e stabile. 
Bisognerebbe imparare ad ascoltare più profondamente tutto: le esperienze, l'origine del nostro male, il dèmone che ci divora dentro, le parole, anche le più terribili, che sembrano volerci annientare.
Bisognerebbe imparare a chiedere aiuto quando senti che stai per cedere ... a tutti: al Cielo, alla Terra, alle persone che senti possono capire, a quelli che sanno donare e che sono lì proprio perchè tu possa ricevere. Ricevere è difficile per le persone che sono abituate sempre a dare, e non è solo una questione di orgoglio, è un'opzione che per alcuni non sta nell'hard disk della memoria centrale, e probabilmente è anche per quello che è arrivato il terremoto, perchè si possa capire che da soli non siamo in grado di "ricostruire", che per rifare una casa servono tante mani se la vogliamo realizzare nel minor tempo possibile, perchè due mani sole possono anche farcela, ma ci mettono una vita ... se basta!
Qualsiasi cosa accada, continuate a credere, continuate a pensare che deve esserci un senso, continuate a sognare un domani migliore e che dalle fondamenta spaccate, e di questo potete starne certi, i fiori nasceranno comunque, anche a dispetto della vostra negatività, perchè la Vita non resta nel passato ... Lei va sempre avanti!!!

Lucia Aquilù Padovani




mercoledì 3 aprile 2013

Le esperienze "omeopatiche" ....


Nessun incontro nella vita è mai casuale ... nessun incontro, situazione o esperienza avviene per caso! 
Noi siamo lì perchè Madre Vita ci deve insegnare qualcosa attraverso di essi e, se non cogliamo l'occasione o non comprendiamo la lezione, il piatto ci verrà ripresentato ancora e ancora, ma sempre più amaro. Fino a diventare fiele!
Alcune situazioni hanno l'ingrato compito di essere lì per insegnare qualcosa che ci è difficile apprendere, che non vogliamo vedere e che sta nella parte più abissale di noi.
Queste esperienze hanno proprio l'effetto "omeopatico" di agire in profondità. Magari c'è stato qualcos'altro o qualcun'altro che, prima di loro, ha spianato la strada e che ci ha già preparato a quell'evento, che forse sarebbe anche stato sufficiente per capire, se solo noi fossimo stati attenti. 
In omeopatia si passa dal livello "corporeo", con diluizioni minime, come una 30CH, a diluizioni sempre più profonde, come la 200CH, la 1000 e giù giù fino alla 1 LM, che agisce a livello "dell'anima".
Noi possiamo scegliere ... sempre possiamo scegliere ... o vedere i nostri mostri attraverso queste occasioni, o accusare l'altro, la sfortuna, il destino o Dio di essere infame.
Ci sono soprattutto persone, che arrivano nella nostra vita, con un compito, a volte molto amaro, o dolce e amaro allo stesso tempo, cioè quello di riportarci a noi stessi, di farci arrivare a grattare quel fondo del barile al quale, in condizioni normali, non arriveremmo mai. Ci riportano a dinamiche antiche, che ci hanno ferito a morte e da cui abbiamo fatto finta di guarire, ma non è così. In effetti non riusciamo nemmeno a spiegarci perchè restiamo lì a farci fare del male, ma la sostanza è che non riusciamo a muoverci, come se ce lo meritassimo, come se fosse normale, come se fossimo incapaci di reagire ... restiamo lì paralizzati!
Non ci rendiamo conto di quanto quel nostro atteggiamento sia il bisogno di riparare quella ferita antica, di conquistare la stima e l'affetto di quella persona perchè il nostro Io sa di non averlo avuto in un altro momento, con le persone con le quali sarebbe stato necessario; lui ne ha ancora sete e non si arrenderà finchè non sarà riempito quel vuoto. 
In questa vita o in un'altra il conto deve tornare in pari e se non sapremo essere attenti, se non saremo disposti ad ingollare quel boccone amaro, rimarremo in debito, ma non con Dio o con il destino, con la nostra anima, che vuole guarire definitivamente da quel dolore.
A queste persone, che a volte ed inconsapevolmente, diventano i nostri aguzzini, dovremmo imparare a dire grazie, perchè nel loro modo di darci dolore c'è un compito, quello di risvegliare la nostra coscienza, una coscienza che diversamente sceglierebbe, opportunamente, di restare addormentata.
Rimanere nel dolore è difficile, ma è l'unico modo per capire, per arrivare a grattare il petrolio dalle ali e tornare ad essere finalmente liberi ... è l'unico modo per tornare a guardare il mondo e le persone con gli occhi ed il cuore di un bambino.

Lucia Aquilù Padovani