martedì 31 dicembre 2013

UN ANNO DA "RISTRUTTURARE"

Chi non è pieno di buoni propositi per il nuovo anno? 
Si guarda l'oroscopo, si fanno delle valutazioni e dei bilanci e poi ci si immagina "diversi" da come si è stati fino ad oggi. La proiezione immaginativa carica di speranze e di "nuovo" richiede però delle promesse, dei cambiamenti, delle condizioni che io definirei "trampolini di lancio"!
Riflettendo quindi su quelli che sono i miei obiettivi, direi che il mio arco e la mia freccia devono puntare verso il centro di questi bersagli:
- Credere di meritare amore per me stessa e per la mia vita. Imparare davvero a volermi bene, a pensare di più ai miei bisogni e quindi concedermi il lusso di ascoltare il mio cuore e dare voce alle mie necessità. Credere che posso meritare tutto l'amore che ci può essere, in ogni sua forma. 
- "Scegliere" le persone con cui condividere, non più farsi scegliere da loro, a seconda delle loro lune e dei loro bisogni momentanei. In ogni persona c'è del buono, ma ci sono periodi in cui le loro dinamiche possono contribuire ad affondarmi e adesso ho bisogno di altro.
- Selezionare le parole da pensare e da dire. Questo significa controllare i pensieri negativi e le parole "cattive". Parlare o pensare male, di se stessi, di una certa situazione, di qualcuno, non fa che alimentare il malessere ed attira solo sventura. Meglio tacere che creare ulteriori disagi.
- Usare più ironia in qualsiasi situazione. Non sarcasmo ma vera e propria ironia. Anche autoironia ovviamente, perchè in fondo c'è sempre un paradosso in ogni cosa ed in noi stessi. Appuntarsi un eventuale corso di comicità o comicoterapia da fare durante l'annata.
- "Godermi" e ripeto godermi, ogni cosa bella che arriva e che c'è. Non ci sono mai riuscita ed è arrivato il momento di farlo!
- Dedicarsi al lavoro con maggiore attenzione e costruttività. Dare vita alle mie idee senza aspettare che cada la manna dal cielo. Crederci, stimolarle e portarle avanti. Io sono l'unica che può farlo, nessuno può sostenerle al posto mio.
- Avere degli spazi "miei", spazi di solitudine, di silenzio, di pace, lontani da qualsiasi rumore mentale o sociale.
- Diminuire le sigarette ed aumentare l'esercizio fisico. Quest'anno faccio 50 anni e ci voglio arrivare meglio di quello che pensavo, quindi gambe in spalla e muoversi ...
- Diventare "creatipara" da sola o insieme ad un gruppo di donne che abbia voglia di sentire la propria straordinaria capacità creativa. Bello sarebbe scrivere un nuovo libro ... il titolo ce l'avrei già!
- Avere fede, affidarsi, credere a qualcosa di superiore che ci guida sempre. Lo so per certo, ma ogni tanto me lo dimentico!
- Continuare a dare aiuto ed amore a piene mani e senza aspettative. Questo sarebbe davvero un bel traguardo, direi una benedizione!
Ce ne sarebbero altri, ma non voglio mettere troppa carne al fuoco. Alcuni di questi possono apparire semplicissimi, io li voglio definire "possibili, ma lavorandoci di petto" ... si inizia da ora ad usare parole diverse. 
Ed i vostri propositi quali sono? Quali promesse vi fate? Quali sono le cose che considerate indispensabili per il nuovo anno? Fatevene almeno un'idea altrimenti brancolerete di sicuro nel buio ... 
Io adesso stampo e appendo, così almeno non corro il rischio di dimenticarmene.
Un abbraccio di luce a tutti e un "ristrutturato" buon 


    

venerdì 27 dicembre 2013

Creatipara

Qualche giorno fa mi sono fatta, nottetempo, un giro in ospedale ... per cosa? Per uno dei miei soliti "parti" inutili. Avevo dei dolori mestruali così forti da urlare dalla disperazione. Mi sembrava di avere un cane mordace nell'utero che mi dilaniava e, siccome il 118 non veniva e la guardia medica nemmeno, un girino al pronto soccorso me lo sono guadagnato tutto.
Dopo una bella endovena di antidolorifico ed una sommaria visita medica, mi hanno dimesso con tanti saluti ed una piccola cartella. 
Ecco ... su quella cartella c'era scritta una parola che ho trovato orribile: NULLIPARA.
Nullipara è la donna che non ha avuto figli ... e quel nulla ti dice in un monosillabo cosa sei. Nulla!
Nulla è una parola che ricorda l'invisibilità, il vuoto, l'assenza, l'incapacità, l'impotenza ... Il nulla è il nulla ... Come nella favola de "La storia infinita", il NULLA è un mostro che avanza e che divora il mondo di Fantàsia. In questa frase è racchiuso tutto il significato: il nulla divora la creatività.
Essendo io una Nullipara (nome che sembra avere quasi una certa altisonanza) dovrei considerarmi una nullità. 
Certo, una donna che non è riuscita ad avere figli, bene non si sente; sicuramente ha un senso di incompletezza e senza dubbio si sente menomata ... ma è davvero nulla?
A livello naturale ed emotivo è come sentirsi "castrate" ... a meno che non sia stata una scelta, questa è la sensazione che si prova e chi vive, o ha vissuto, questa condizione, lo sa. 
Le persone che incontri per un certo periodo di tempo ti domandano: "Ma bambini?" ... ad un certo punto smettono di chiedertelo e poi sembra che smetti di chiedertelo anche tu, ma non è così! Una vocina sottile, nel profondo di te, continua a dire: "Perchè no? Perchè io no? Che cosa ho fatto per non avere questo bene? Perchè? Perchè? Perchè?" ... Annaspi, cerchi delle colpe, credi che sia una sorta di punizione superiore, tenti di consolare quel dolore, cerchi di riempire quel vuoto e, in certi momenti ci riesci anche, più che altro eviti di pensarci, ma ci sono momenti in cui senti che quella voragine ti ingolla e che diventa sempre più profonda. Il Natale è uno di quei momenti.
Poi vedi donne gravide ovunque, le tue amiche aspettano tutte un bambino, i parti fioccano come neve a febbraio e tu vedi solo rosso di mestruo e di rabbia. 
Che dire? E' la storia di noi "Nullipare!" ... Un fardello pesante da portare sulle spalle e, nell'indifferenza totale, non essendo una malattia ma una condizione, molte di noi non riescono a superare questo dispiacere mai e spesso cadono in uno stato confusionale o depressivo. 
Quella parola è stato un vero schiaffo in piena faccia. Dato bene!
E' vero! Con tutta l'amarezza che ho nel cuore io devo concludere che non avrò mai il bene di essere chiamata "mamma" e che, a questo punto della mia vita, non posso illudermi nè di averlo, nè di crescerlo, nè di cullarlo, nè di raccontargli favole o di cantargli la ninna nanna ... non lo vedrò mai sorridere, non potrò abbracciarlo, nè consolarlo ... però posso fare un'altra cosa, posso partorire me e posso aiutare altre persone a partorire il loro Sè. Quello nascosto, quello dimenticato, quello trascurato ... quel Sè che è creazione a prescindere.
Belle parole, che non hanno il potere di consolare, che suonano bene come un'arpa melodiosa, ma che forse non cureranno mai il vuoto che sento ... 
Comunque sia, per adesso, tutto quello che posso fare, è chiamare il mio stato "CREATIPARA" ... un essere che crea! Perchè creare significa "fare dal nulla" ... senza ovuli e spermatozoi ... La Divinità ha creato dal niente, dal caos, e se io sono parte della divinità, se io ho dentro di me una scintilla divina, dovrà pur esserci un senso a tutto questo? O davvero è solo una punizione? O davvero non c'è speranza?
A tutte le donne "creatipare" va il mio pensiero ... Create a sfare, creiamo insieme qualcosa ... Un nuovo mondo, una vita diversa, un sole che scaldi il nostro cuore e che faccia crescere erba verde nei nostri prati ...
Buon anno a tutte le Creatipare che conosco e a quelle che non conosco ... Vi porto nel cuore!
Lucia




   

lunedì 9 dicembre 2013

L'abbandono ... la grande bestia!

La parola "abbandono" viene dal francese "à bandon", che significa "al bando"! L'abbandono è quindi una forma di esclusione definitiva, in cui ci si sente messi "fuori" ... da un gruppo, dalla famiglia, dagli amici, dalla persona amata ... dal mondo.
Non esiste una sola forma di abbandono, ne esistono tantissime ... non ascoltare, ignorare completamente i bisogni ed i dolori dell'altro, far sentire l'altra persona inutile, sbagliata, incapace ... ma la forma più terrificante di abbandono che usiamo è quella verso noi stessi. 
Ogni volta che procediamo senza attenzione verso i nostri sentimenti, le nostre emozioni e la nostra dignità, noi ci abbandoniamo e quel vuoto diventa una voragine che nessuno al mondo può colmare.
Possiamo incolpare tutti, possiamo anche percepire che umanamente c'è grande incomprensione verso quello che siamo e quello che vogliamo, che ci sentiamo soli, che non ci sentiamo ascoltati nel profondo, ma finchè ci aspettiamo dagli altri l'amore ed il rispetto che per primi dovremmo fornire a noi stessi, quel senso di solitudine non sparirà. Potrà acquietarsi in alcuni momenti, anche per lunghi periodi, quando crediamo di aver ottenuto qualcosa, quando abbiamo un nuovo amore, una cosa importante di cui occuparci ... ma presto o tardi tornerà a fare capolino, a chiedere giustizia, fino a ritornare ad essere il mostro che è sempre stato. 
La mia vita ha ruotato costantemente intorno a queste parole: "Non abbandonarmi!" ... e regolarmente è successo, perchè ero talmente concentrata sulla paura dell'abbandono che, in un modo o nell'altro, questo demone cambiava sembianze ma restava sempre uguale a se stesso. Se sei concentrata solo su questo, se tutte le tue energie sono rivolte a questo, se abbassi così il prezzo della tua vita ... gli altri si adegueranno e ti accontenteranno. 
E' bello avere qualcuno vicino a cui dare il buongiorno e la buonanotte, è bello avere la speranza che quella persona o quelle persone potrebbero cambiare il corso della tua vita, ma non succederà ... la prima ed unica persona che ha in mano tutte le carte da giocare sei tu, sono io, il resto arriva e resta stabile, quando noi impariamo a volerci bene davvero.
Stamani ho fatto una cosa che non facevo più da tanti, tanti anni ... era un esercizio che mi avevano consigliato quando soffrivo di attacchi di panico. Mi sono guardata allo specchio e ho detto: "Buongiorno amore" e mi sono buttata un bacio ... Può sembrare ridicolo, lo so, ma è uno dei tanti piccoli esercizi che ci istruiscono su come iniziare a prendersi cura di sè. Subito dopo averlo fatto mi sono scese le lacrime ... perchè ho avuto la sensazione che l'immagine riflessa mi rispondesse: "Ti prego, non abbandonarmi più!" ... Ed io le ho risposto: "Cercherò di non farlo ... te lo prometto!"
Buon inizio settimana a voi ... e vogliatevi bene. 

Lucia 

mercoledì 23 ottobre 2013

LA SIRENA E IL DELFINO

Navigare nel mio mare è come essere su una barca senza vele e senza remi. E' una scommessa ogni giorno!
Costantemente tento di fare il "morto a galla", ma appena ci provo arriva un'onda alta che mi ricopre la faccia ... bevo, mi sento affogare, annaspo per un po' e appena posso ci riprovo ... ma quando tento di adagiarmi sull'acqua e mi lascio andare, quando sento di poter aprire le braccia come Cristo in croce, dal nulla ricompare un'altra volta l'onda ed io ritorno giù.
Non ho mai desistito, ho provato e riprovato e qualche volta, solo raramente, ho avuto la tentazione e la voglia di non lottare più ... di andare giù!
Qualche volta sogno che un delfino mi accompagni, che mi faccia riposare per un tratto portandomi sul suo dorso e sogno di aggrapparmi a quella pinna con tutte le mie forze, per farmi trascinare in mare aperto ... solo per un po', solo per un piccolo spazio di tempo!
Sogno anche che Tritone mi trasformi in Sirena perchè così non ci sarà più da aver paura di affogare, nè per troppa aria, nè per troppa acqua e così, poter diventare finalmente come un pesce libero che salta fuori gioioso e poi scende nelle profondità, sia col mare in tempesta, sia con la tempesta nell'aria.
Sirena non sono, libera da zavorre nemmeno, non posso nuotare in mare aperto senza avere paura di morire, il delfino non è sempre vicino a me ... lo vedo allontanarsi ed avvicinarsi e sento il mio corpo che si arrende al peso delle zavorre della mia anima. 
Non so ancora sopravvivere, ma so che se non imparerò a fare il morto a galla, sicuramente saprò essere un corpo morto che galleggia!
O fermo la marea o mi lego al delfino o metto le branchie ... sarà il caso che mi decida a fare qualcosa ...



sabato 28 settembre 2013

Umiliarsi per ritornare bambini

Non sono una che va in chiesa la domenica, non sono una "praticante". Amo andare in giro per chiese che hanno un valore storico e quando non c'è nessuno, quando regna solo l'odore dell'incenso, quando il silenzio fa da padrone, mi fermo. Prediligo le chiese spoglie, quelle semplici, dove non ci sono nè fasto nè fronzoli, lì mi sento a mio agio e mi viene da arrestarmi, da sedermi e a volte anche da inginocchiarmi.
Quando hai delle domande, le risposte migliori vengono dal silenzio ed un posto migliore di quello per me non c'è, forse perchè mi è familiare, forse perchè riesco a staccare i contatti, però funziona!
Con quella domanda sono entrata, una domanda, magari è sempre la stessa da anni; a volte cambia o mi illudo che cambi, perchè in fondo in fondo, il problema è sempre quello. Mi capita un foglietto fra le mani che mi recita un passo del vangelo: "Entrare per la porta stressa, poichè la larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta ed angusta la via che mena alla vita, e pochi son quelli che la trovano" (Matteo 7:13-14)
Passare per la porta stretta? Pensi che ci sia passata poche volte? Mi vien da dirgli ... Mi sembra di aver visto solo porte strette nella mia vita, poi penso che non è giusto che dica così, perchè il fatto che io sia viva e che abbia potuto camminare con le mie gambe per entrare qui dentro è già una cosa importante. 
Allora sto in silenzio e ascolto. Credo molto nella "voce" del Sè superiore, collegata con la Divinità, che, solo quando tutto nella nostra mente tace, riesce a farsi sentire. Arriva come sempre, dopo un po', e sussurra al mio cuore ...
"Passare per la porta stretta significa entrare nel dolore e dove sono i nostri punti di resistenza. Se vuoi un cambiamento vero, quella è la porta che devi attraversare. Se chiedi un'evoluzione importante, quella è la porta che ti viene messa davanti. 
Se è arrivato il momento, nella tua vita, nel tuo percorso karmico, di essere salvata dai tuoi meccanismi perversi, quella è l'unica porta che troverai ovunque guarderai, ovunque volgerai il tuo sguardo. Diventerà la tua ossessione! Potrai sempre rifiutarti, potrai scegliere la porta larga, lo hai già fatto, ma non ci sarà trasformazione vera, non guarirai mai dai tuoi mali e non lenirai le tue ferite. Quella è l'unica vera soluzione!" 
E allora pensi che vorresti avere la pozione di Alice nel Paese delle Meraviglie per poter diventare piccina e passare attraverso di essa in un lampo ... ma il segreto e la metafora è proprio quella! Farsi piccoli, umili, inermi, disposti ad inginocchiarsi, ad imparare, proprio come fanno i bambini. Per passare dalla porta stretta bisogna essere disposti ad umiliarsi, non farsi umiliare, ma rendersi disponibili a rivedere tutte le posizioni e le convinzioni, tutte le nostre verità assolute! A volte è necessario anche che qualcuno ti ci metta di forza davanti a quella porta, altrimenti non ci andresti mai, e sono quelle persone che ci fanno del male e contemporaneamente del bene, perchè ci portano sul nostro cammino in maniera forzata. 
Bisogna avere fiducia, tanta fiducia, per credere di poterla attraversare inermi, proprio come bambini, e soprattutto DA SOLI, perchè non c'è posto per passare da quel pertugio in due. Gli altri avranno altre porte strette da cui dover passare ... ad ognuno le proprie! 
Bisogna credere, ed è difficile, che ci sarà qualcosa di nuovo ad attenderci, magari proprio quel miracolo che tanto tarda ad arrivare, o forse la liberazione dalla pretesa di quel miracolo. 
Ci sarà la serenità, l'accettazione di tutto, di ogni cosa che non vorresti e di quelle che non ci sono. Ci sarò ancora io oltre quella porta, con la risposta alla domanda, la vera, unica risposta che è necessaria. 
Provate a farvi bambini quando vi trovate davanti alle vostre porte strette, non sarà più facile passarle, ma almeno ritroverete la meraviglia verso tutte le cose che sono nuove e ritornerete a fare ... oohhhhhhh!!!







domenica 1 settembre 2013

La volontà di tornare a sognare ...

Ed eccoci al 1° settembre ... 
Per me settembre è sempre stato il mese dei bilanci, del resto ci sono anche nata in settembre, perciò, forse, mi sembra normale. A onor del vero i miei bilanci non sono mai tornati un granchè, però, un ritocchino qui, un presunto incasso di là e il gioco è fatto. Si fa finta di andare in pari, poi si vedrà!
Quest'anno non mi va in pareggio nemmeno se tiro fuori il coniglio dal cilindro, nemmeno se mi invento la più strepitosa delle magie. E' il bilancio di una vita e, pur essendo grata per avere avuto tante possibilità, la volontà e la salute, mi sento come se avessi camminato sempre contro vento ... ma non un vento qualsiasi, piuttosto un vento come la Bora di Trieste, di quelli che piegano perfino gli alberi, oltre ad alzare da terra le persone.
"Miseria ladra" ... mi vien da dire, ma un po' di passeggiate in relax mai? 
Macchè! Anche quando potevo, anche quando ce n'erano le possibilità, ho sempre arrancato perchè alla fine, mi viene il fondato sospetto, è sempre stato come un "non meritare" il bene e la gioia. Neanche avessi ammazzato qualcuno!
Non merito di star bene ... è un meccanismo strano, perverso, profondamente inconscio, per cui, anche nel momento più esaltante della vita, fai in modo di non potertelo godere davvero. Magari mi faccio venire anche una bella malattia psicosomatica, così mi giustifico meglio ... oppure scateno l'inferno intorno a me, che ci vuole?
E quando fai questi bilanci, ti viene dentro una grande amarezza ... tristezza, dolore e rabbia fanno da padroni ... Tra poco entro nei 50 e mi sembra di aver buttato tanto alle ortiche per non aver avuto il coraggio di dire, fare e rischiare.
A quanti di voi saranno capitati momenti così? Tutto sembra nero, perfino a persone come me, che di rosa dipingerebbero anche la macchina!
In quei momenti, per quanto possa sembrare difficile, per ritrovare la speranza e non lasciare andare i sogni, a cui vorresti tirare ormai una bella pedata, non resta che riportare alla memoria i ricordi belli. Sono sprazzi di luce nella nostra memoria, così impegnata adesso a vedere la bruttura della vita, che ridanno un briciolo di energia ... sono quei conigli di cui sopra tirati fuori dal cilindro che ti salvano la vita. 
Rimetto insieme un gesto di amore di mia madre, uno dei pochi che ricordo, una risata di mio padre, che adorava sentirmi raccontare barzellette, l'abbraccio di una bambina a cui ho insegnato a leggere e a scrivere, un disegno di un bambino con una vita decisamente più infame della mia in cui mi ha scritto: "Ti voglio tanto bene", lo sguardo innamorato di un uomo che porti nel cuore, una carezza che ti ha fatto, un bacio appassionato, una passeggiata mano nella mano in silenzio, l'abbraccio disinteressato di un'amica e la leccata sul viso che il tuo cane ti ha fatto quando ti ha sentito piangere. Frammenti di tenerezza, di amore, di consolazione, di esaltazione e di passione. Nella mia vita ci sono state anche queste cose e ci sono ancora, basta che io mi decida a meritarle davvero ... a meritarle definitivamente. Se io credo di meritarle, se la smetto di sentirmi in debito con tutto e con tutti, se non faccio morire la speranza che qualcosa di straordinario possa avvenire anche nella mia vita, allora avverrà qualche miracolo. Quale non lo so, ma uno ... che mi dia gioia!
Bisogna credere per vedere, non il contrario ... ed i bilanci, prima o dopo, andranno in pareggio!
Buon inizio settembre a tutti ... e ascoltatevi la canzone ... un abbraccio

Lucia Aquilù Padovani



mercoledì 7 agosto 2013

IN VACANZA CON SE STESSI ...

Le tanto agognate vacanze, quelle che vengono sospirate tutto l'anno, sono arrivate ... non per tutti ovviamente. Ci saranno persone che non potranno farle, per un motivo o per l'altro, e poi ci saranno anche persone che non sapranno godersele, come al solito. 
Non è la prima volta che mi sento dire che servirebbero altre ferie per riprendersi dalle ferie o una domenica aggiuntiva per riprendersi dalla domenica. E questo perchè? Perchè non riusciamo a beneficiare nemmeno del tempo migliore ... alcuni devono continuare ad andare a duemila, come se fossero rincorsi dalle scadenze e dal solito tran tran quotidiano ... mentre altri devono farsi sopraffare dalla noia più totale.
Ci sono persone che trovano il modo di "agitarsi" anche in vacanza per non sentire i vuoti che hanno dentro, altre che rimangono in ozio totale, dormendo metà della vacanza, e restando col telecomando in mano per l'altra metà. 
Quel tempo di riposo, inventato per dare "respiro" alla mente e al cuore, pensato per stare in silenzio in modo sano e costruttivo, in cui poter ascoltare la propria voce interiore, non esiste ... e non so se sia mai esistito. 
Quella voce del cuore che grida la propria solitudine, il disagio, il bisogno di costruire, il bisogno di creare, di vita, deve essere messa a tacere ... quelle emozioni che traboccano devono essere tappate ancora, per l'ennesima volta e allora va bene tutto ed il contrario di tutto pur di non essere presenti a se stessi.
Una delle cose che amo della solitudine ed il silenzio è proprio quel contatto con la parte ignota di me stessa che mi sorprende sempre, perchè mi pone davanti a tutte le mie possibilità ed ai miei mostri interiori. Amo quell'osservare, nel silenzio della mente, la natura, il mare, un paesaggio, un quadro o le pagine di un libro, perchè in quel momento sono nella totale accettazione di quel momento, unico ed irripetibile, che può diventare anche eterno tanto è dilatato. 
Non mi spaventano i miei demoni interiori, perchè so che ognuno ha i propri e perchè so che i miei sono lì per farmi capire dove e come posso elevare la mia persona e la mia vita. 
Non desidero una vita perfetta, so di non essere perfetta, ma anelo ad una vita vissuta nel pieno delle mie possibilità, ascoltando ogni emozione, ogni sentimento che provo, ogni palpito che si fa spazio e che vuole il suo spazio ... anche se è paura fa sempre parte di me. 
Quando il mare è in tempesta, sai che bisogna tenere le vele ed il timone come si deve se non vuoi far capovolgere la barca. La tua tensione ed il tuo stress sono impiegati per la sopravvivenza ed è giusto che tu ci metta tutte le tue forze ... Ma quando il mare è calmo puoi tenere solo il timone, se ne hai voglia, oppure andare alla deriva finchè ne senti il bisogno e, comunque, goderti in quel momento, l'aria, il sole, la lieve brezza, il mare e tutta quella pace che ti circonda e che può instillare in te ancora la capacità di meravigliarti di ogni cosa.
Per queste vacanze vi auguro che possiate essere presenti a voi stessi, a quella voce interiore che grida e chiede udienza tutto l'anno e che niente vi possa permettere di buttare via anche un altro solo giorno della vostra vita! Ricordate che il nuovo anno inizia sempre a Settembre ... a Settembre si fanno sempre i conti con se stessi ...
Buone ferie a tutti ...
Un abbraccio di luce

Lucia





lunedì 15 luglio 2013

Senza l'amore sono niente ...

Ho un libriccino a casa che molti di voi conosceranno. Si chiama il “Manuale del guerriero della luce” di Paulo Coelho. E' uno di quei libriccini che contengono riflessioni diverse in ogni pagina e che devi aprire a caso, quando senti di doverlo fare, per cercare delle risposte.
Ieri ho avuto bisogno di cercare una risposta ed ho trovato questo brano:
Per il guerriero, non esiste amore impossibile. Egli non si lascia intimidire dal silenzio, dall’indifferenza, o dal rifiuto. Sa che, dietro la maschera di ghiaccio che le persone usano, c’è un cuore di fuoco.
Perciò il guerriero rischia più degli altri. Cerca incessantemente l’amore di cuore – anche se questo significa udire spesso la parola "no", tornare a casa sconfitto, sentirsi respinto nel corpo e nell’anima.
Un guerriero non si lascia spaventare quando cerca ciò di cui ha bisogno. Senza amore, egli non è nulla.
A parte il fatto che in quelle parole c'era tutto quello che dovevo capire, ma mi ha anche fatto riflettere su quello che è un nostro bisogno e cioè credere che tutti debbano amare nello stesso modo in cui facciamo noi.
Una delle frasi più fraintese di Gesù credo sia stata questa: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” e vi spiego perchè! Ci sono cose che io amo ricevere ma che certo non sono gradevoli per altre persone, cose come un bell'abbraccio o una carezza, che comportano un contatto fisico e che, ad alcune persone, può risultare fastidioso. Se io facessi a queste persone quello che piace a me certo non le farei contente, perchè non rispetterei i loro spazi e agirei di prepotenza! È molto probabile che Gesù, uomo illuminato e spirito puro quale fu, ci volesse semplicemente invitare a conoscerci meglio attraverso i nostri gesti e a conoscere contemporaneamente anche gli altri nello stesso modo. Se io metto una semplice sospensione, quella frase assume un significato completamente diverso: “Fai agli altri … quello che vorresti fosse fatto a te”, cioè, tu fai in base a quello che vorresti ricevere, esprimi insomma, attraverso i tuoi gesti, il tuo bisogno, il “come” hai bisogno di essere amato. E allora si apre un mondo!
Le persone diventano un libro aperto e ci raccontano delle loro necessità attraverso i loro gesti e anche attraverso le loro manie a volte. Ci parlano di come intendono la vita e le relazioni, di quello che, secondo loro, è l'amore. È in questa confusione che gli esseri umani si scontrano e non riescono a capirsi, perchè ognuno suona la propria campana, ma non ascolta quella dell'altro!
Conoscersi attraverso i propri gesti e saper leggere i gesti degli altri è fondamentale per “dare” amore, darne in maniera disinteressata, vera, senza aspettarsi niente in cambio, proprio perchè vogliamo solo che l'altro sia davvero felice, perchè lo amiamo e vogliamo che questo amore arrivi, nel linguaggio che lui/lei conosce.
E non è solo questo: capire come vogliamo essere amati significa conoscere le nostre paure, le cose che ci mancano, le voragini che cerchiamo di colmare attraverso gli altri e di cui dovremmo occuparci in prima persona.
Gli altri non sono tenuti a farci felici, gli altri possono amarci, ma la costruzione di una vita soddisfacente, serena e stimolante dipende solo da noi stessi. Se non costruiamo qualcosa per noi non saremo mai buoni compagni, buoni amici, buoni figli o genitori, perchè saremo nella pretesa che “l'altro” debba compensare quel vuoto, debba accollarsi il compito di farci felici e quindi di diventare, in caso contrario, il capro espiatorio di tutte le nostre insoddisfazioni.
L'altro ha solo un compito se lo vuole: amarmi cercando di capire attraverso il mio linguaggio, il modo in cui io ho bisogno di essere amato ed interpretarlo, magari anche facendomi notare che dietro certe mie richieste ci può essere un mio oscuro demone che mi impedisce di vivere l'amore come dovrebbe essere, come è più bello da vivere.

La cosa più reale e concreta è che l'essere umano senza amore non è niente! Senza la certezza di essere capace di amare, la sua vita si disintegra, perchè niente ha più senso e tutto si muove solo per bisogno, per avidità e per fame. Senza amore io non so essere creativo, non so costruire, non so sperare, non so capire e non so progettare. Senza l'amore non gusto niente, non tocco, non ascolto, non vedo e non comunico. L'amore è vita, è quello che ci fa palpitare il cuore, che smuove le nostre emozioni e che ci spinge in avanti ... è l'unica cosa che resta alla fine di un'esistenza.


giovedì 27 giugno 2013

A mio padre ...

Due ricordi sono emersi di te in questi ultimi giorni. Due episodi distanti tra loro mille miglia, eppure indelebili. Due episodi contrastanti perchè uno creò in me una voragine, l'altro mi riempì il cuore del tuo amore per me.
Oggi mi rendo conto che, da genitori, anche se io non lo sono, a volte vanno prese decisioni difficili, in cui cerchi di fare il male minore, oppure un male che speri nel tempo, semini qualcosa di buono.
Quel giorno io non volevo andare in gita con gli scout. Ero piccola e tu mi ci avevi segnato di forza, perchè in casa tirava aria pessima a causa della malattia della mamma e volevi che io mi distaccassi dalle sue ossessioni e dalle sue paure. “Via” mi dicesti “è l'ora che tu cominci a crescere” E' indelebile il ricordo di quando mi mettesti a forza sul treno mentre io piangevo, è indelebile il tuo sguardo severo, mentre io attaccata al finestrino ti dicevo: “Non mi abbandonare babbo, non mi lasciare sola ...” Fu una settimana d'inferno per me! Povero babbo, quanto devi aver sofferto in quel momento e quanto ti ho odiato per quello che credevo tu mi stessi facendo … Oggi capisco le tue intenzioni, ma quel gesto ha dato vita ad un dèmone con cui ancora oggi combatto. La paura dell'abbandono, la bestia più terribile.
L'altro ricordo è quello che mi ha nutrita del tuo amore per molti anni e che, ancora oggi, mi commuove fino alle lacrime. Mi ero separata da qualche mese e tu fosti l'unico a starmi  veramente vicino, a lottare insieme a me quella guerra. Ma quel giorno, ti rivelasti per il grande uomo che eri … quel giorno, quando ti sentii sussurrare queste parole al mio allora compagno, mi facesti il più grande dono che si può fare ad una figlia: il tuo amore incondizionato. “Vedi” gli dicesti credendo che io fossi in un'altra stanza “mia figlia si è separata, ed è stato difficile per lei prendere questa decisione. Io non so se lei abbia torto o ragione, ma non mi deve riguardare. Io sono suo padre ed il mio unico dovere è quello di fargli capire che gli voglio bene, qualunque decisione prenda, qualsiasi cosa faccia. Lei deve sapere che può contare su di me sempre e che questo non cambierà mai!” Non mi sono mai sentita forte come in quel momento, non mi sono mai sentita così fiera di essere tua figlia come allora.
Non mi hai mai abbandonata e oggi, a 11 anni dalla tua scomparsa, l'ho capito … sicuramente non lo stai facendo nemmeno adesso, ma conduci fili invisibili che mi riportino a me stessa, magari anche attraverso le persone che mi arrivano sul cammino di vita.
Dicono che ho il tuo sguardo ed il tuo sorriso … dicono che ho il tuo carattere fiero ed orgoglioso … dicono che ho le mani uguali alle tue … io dico grazie, per quello che mi hai insegnato, per i silenzi che dicevano tutto, per gli sguardi d'intesa, per le nostre chiacchierate filosofiche, per le risate che ci piaceva fare dissacrando qualcosa o qualcuno, per la tua presenza sempre discreta, per la libertà che mi hai dato, per avermi appoggiato quando nessuno lo faceva, per avermi spronata a dare di più, a fare di più, perchè credevi che ci potessi riuscire.
Grazie per essere tua figlia …

Ciao grande Pad! Come dicevi tu: “A ben rivederci ...” 


domenica 9 giugno 2013

Dare Gioia ...

Che importa l'eternità della dannazione a chi ha trovato, per un attimo, l'infinito della Gioia?
Charles Baudelaire

Non c'è niente di più bello del vedere la gioia negli occhi di qualcuno che ami.
Può durare anche solo un istante, ma resta un momento eterno. È come un arcobaleno dentro il cuore …
Non importa che siano gli occhi di un bambino, della persona che ami, di un amico o di un familiare … quando vedi quella luce dentro, quando sai e speri di essere stato tu a creare quella piccola magia, quella stessa gioia ti ritorna come un boomerang e ti accende l'anima.
Chissà se qualcuno ci fa caso a certe cose? A quanto tutto si annulli quando senti di aver dato gioia a qualcuno … In quell'istante non esistono più preoccupazioni, né contrasti, né sfiducia, esistono solo quegli occhi e quel sorriso e una gran voglia di far durare quel momento in eterno.
È una ricchezza che proviene dalla consapevolezza di aver dato qualcosa di importante ... un bel ricordo.
Sì perchè quell'istante resterà per sempre nel bagaglio di vita di quella persona e capiterà che lo rammenterà, forse nei momenti bui, forse quando non sarà con te, forse mentre è nel traffico o mentre ascolta una bella canzone … ma quello che conta è che gli hai fatto un dono d'amore.
Dare gioia a qualcuno viene dall'amore che provi, da un amore che è talmente tanto da traboccare e non puoi tenerlo tutto dentro, così ti ingegni per darne un po', per condividerlo con qualcuno che è importante per te … non ne puoi fare a meno e non ti aspetti niente in cambio, speri solo che arrivi quell'energia che senti dentro, quella voglia di dare … ed è quello che lo fa durare per sempre.
Aspettare che siano gli altri a darci gioia è perdere tempo prezioso, significa inaridirsi sempre di più … cominciare a donare, per come siamo capaci di fare, è il primo passo per diventare sempre più ricchi, significa riempirsi di quel genere di ricchezza che non si disperde e non si consuma mai.



Lucia Aquilù Padovani

martedì 30 aprile 2013

Mentre sei tra le macerie ... continua a credere ...

Immagina, e realizzerai.
Sogna, e ti migliorerai.
Abbi fiducia in te,
perché sai più di quanto tu creda.
Sergio Bambarén


Ci sono periodi della vita in cui tutto sembra andare per il verso sbagliato ... periodi che sembrano interminabili ed insostenibili perchè una serie di "terremoti", ondulatori e sussultori, hanno fatto crollare tutto. Sì perchè, dopo la prima scossa, sono arrivate anche le scosse di assestamento, a cui sei più preparato, a cui credi di saper fronteggiare, ma di cui non calcoli la potenza e saranno proprio quelle che, invece, arriveranno a spaccare le fondamenta... 
Sono i terremoti della vita: possono riguardare i sentimenti, il lavoro, la salute, la condizione economica ... spesso colpiscono più di una di queste aree e, anche se non le colpiscono direttamente, creano delle crepe qua e là che rendono pericolante tutto quanto l'edificio "essere umano".
Ecco, in questi momenti, che ciclicamente capitano a tutti nella vita, dovremmo restare saldi nella "fede", che non è una fede religiosa, ma la fiducia nella Vita, che a volte sembra matrigna, ma che in realtà agisce brutalmente solo per insegnarci qualcosa. 
E' vero che subito dopo il terremoto tutti quanti veniamo colti dallo smarrimento e dallo sconforto, ma gli sconquassamenti non capitano mai per caso; ogni cosa, anche la più dolorosa, ha sempre un senso, dietro essa c'è sempre una lezione, a volte il sollecito a lasciare qualcosa per ritrovare altro, a volte l'impegno a ricostruire, a volte lo stimolo a credere nelle proprie forze e nelle proprie capacità, a volte un cambiamento che abbiamo osteggiato ma che è indispensabile per il nostro bene. 
Allora, dopo le lacrime, la disperazione e anche la rabbia, bisognerebbe saper accogliere perfino il dolore, come parte necessaria di un percorso di crescita, in cui c'è qualcosa da capire e da accettare. 
Bisognerebbe continuare a credere in se stessi, nella propria forza, nelle proprie capacità, anche a dispetto delle apparenze e delle picconate che ci possono arrivare dagli altri. 
Bisognerebbe insistere nell'immaginare e nel sognare un giorno sereno, in cui tutto sarà capito, in cui avremo constatato che quelle fondamenta erano state costruite davvero sull'argilla o sulla sabbia, e che presto o tardi sarebbero crollate comunque e che non esisteva momento migliore di questo per creare qualcosa di più solido e stabile. 
Bisognerebbe imparare ad ascoltare più profondamente tutto: le esperienze, l'origine del nostro male, il dèmone che ci divora dentro, le parole, anche le più terribili, che sembrano volerci annientare.
Bisognerebbe imparare a chiedere aiuto quando senti che stai per cedere ... a tutti: al Cielo, alla Terra, alle persone che senti possono capire, a quelli che sanno donare e che sono lì proprio perchè tu possa ricevere. Ricevere è difficile per le persone che sono abituate sempre a dare, e non è solo una questione di orgoglio, è un'opzione che per alcuni non sta nell'hard disk della memoria centrale, e probabilmente è anche per quello che è arrivato il terremoto, perchè si possa capire che da soli non siamo in grado di "ricostruire", che per rifare una casa servono tante mani se la vogliamo realizzare nel minor tempo possibile, perchè due mani sole possono anche farcela, ma ci mettono una vita ... se basta!
Qualsiasi cosa accada, continuate a credere, continuate a pensare che deve esserci un senso, continuate a sognare un domani migliore e che dalle fondamenta spaccate, e di questo potete starne certi, i fiori nasceranno comunque, anche a dispetto della vostra negatività, perchè la Vita non resta nel passato ... Lei va sempre avanti!!!

Lucia Aquilù Padovani




mercoledì 3 aprile 2013

Le esperienze "omeopatiche" ....


Nessun incontro nella vita è mai casuale ... nessun incontro, situazione o esperienza avviene per caso! 
Noi siamo lì perchè Madre Vita ci deve insegnare qualcosa attraverso di essi e, se non cogliamo l'occasione o non comprendiamo la lezione, il piatto ci verrà ripresentato ancora e ancora, ma sempre più amaro. Fino a diventare fiele!
Alcune situazioni hanno l'ingrato compito di essere lì per insegnare qualcosa che ci è difficile apprendere, che non vogliamo vedere e che sta nella parte più abissale di noi.
Queste esperienze hanno proprio l'effetto "omeopatico" di agire in profondità. Magari c'è stato qualcos'altro o qualcun'altro che, prima di loro, ha spianato la strada e che ci ha già preparato a quell'evento, che forse sarebbe anche stato sufficiente per capire, se solo noi fossimo stati attenti. 
In omeopatia si passa dal livello "corporeo", con diluizioni minime, come una 30CH, a diluizioni sempre più profonde, come la 200CH, la 1000 e giù giù fino alla 1 LM, che agisce a livello "dell'anima".
Noi possiamo scegliere ... sempre possiamo scegliere ... o vedere i nostri mostri attraverso queste occasioni, o accusare l'altro, la sfortuna, il destino o Dio di essere infame.
Ci sono soprattutto persone, che arrivano nella nostra vita, con un compito, a volte molto amaro, o dolce e amaro allo stesso tempo, cioè quello di riportarci a noi stessi, di farci arrivare a grattare quel fondo del barile al quale, in condizioni normali, non arriveremmo mai. Ci riportano a dinamiche antiche, che ci hanno ferito a morte e da cui abbiamo fatto finta di guarire, ma non è così. In effetti non riusciamo nemmeno a spiegarci perchè restiamo lì a farci fare del male, ma la sostanza è che non riusciamo a muoverci, come se ce lo meritassimo, come se fosse normale, come se fossimo incapaci di reagire ... restiamo lì paralizzati!
Non ci rendiamo conto di quanto quel nostro atteggiamento sia il bisogno di riparare quella ferita antica, di conquistare la stima e l'affetto di quella persona perchè il nostro Io sa di non averlo avuto in un altro momento, con le persone con le quali sarebbe stato necessario; lui ne ha ancora sete e non si arrenderà finchè non sarà riempito quel vuoto. 
In questa vita o in un'altra il conto deve tornare in pari e se non sapremo essere attenti, se non saremo disposti ad ingollare quel boccone amaro, rimarremo in debito, ma non con Dio o con il destino, con la nostra anima, che vuole guarire definitivamente da quel dolore.
A queste persone, che a volte ed inconsapevolmente, diventano i nostri aguzzini, dovremmo imparare a dire grazie, perchè nel loro modo di darci dolore c'è un compito, quello di risvegliare la nostra coscienza, una coscienza che diversamente sceglierebbe, opportunamente, di restare addormentata.
Rimanere nel dolore è difficile, ma è l'unico modo per capire, per arrivare a grattare il petrolio dalle ali e tornare ad essere finalmente liberi ... è l'unico modo per tornare a guardare il mondo e le persone con gli occhi ed il cuore di un bambino.

Lucia Aquilù Padovani




mercoledì 13 marzo 2013

Scelgo di essere Gioia, Amore e Gratitudine ...

Abramo Lincoln diceva che non c'è niente di più facile che vedere il "male" dietro i pensieri e le azioni degli altri, specialmente se lo cerchi.
Questa è sicuramente la condizione più semplice: vedere nemici ovunque, vivere nel sospetto e nella paura, credere che ogni persona abbia dentro di sè qualcosa di cattivo, di sbagliato, di orribile ... che rappresenti l'inferno e che sia lì solo per bruciarci in quel rogo.
Cercare il "bello" nelle persone è più difficile; sperare che nel loro cuore ci siano buone intenzioni o almeno, non la volontà di ferire e distruggere, piuttosto la nostra stessa paura, ci farebbe costruire muri sempre più bassi, valicabili, gli esseri umani potrebbero abbracciarsi davvero e questo spaventa a morte.
Ma se loro, gli altri, vivono una vita misera, se anche loro hanno terribili scheletri negli armadi, è possibile credere che "tutto il mondo è paese" e che la maschera della falsità non se la possa togliere nessuno, nemmeno noi.
Ci nutriamo di orrori: omicidi, stupri, guerre civili e familiari, estorsioni, abusi, scontri verbali e psicologici, tradimenti, insoddisfazioni e lamentele, rovine umane, economiche, politiche e sociali. E' una manna!!! E' il nutrimento dei nostri dèmoni interiori che ci divorano e ci confermano che possiamo contare sul fatto che non esiste niente di buono in nessuno; è la giustificazione alla vera miseria che invece sta solo dentro noi stessi ma che diventa "normale" in un mondo pieno di presenze ostili. Ma il male sta sempre negli occhi di chi guarda non di chi viene osservato, questo non va dimenticato.
Dividere, dividere, dividere ... questo è il monito, questo il sistema di cose in cui viviamo ... dividere perchè così siamo più fragili, più vulnerabili e anche più soli!
Credo che la cosa più terribile che potrei desiderare per me stessa sia adeguarmi a questo modo di pensare e di vivere. 
Io ho bisogno e voglio credere in un mondo migliore, un piccolo mondo interiore dove posso innamorarmi sempre ... di un paesaggio, di una sensazione, di uno sguardo, del mio lavoro, di me stessa, di ciò che amo e dell'amore stesso, che è l'impulso della vita. L'amore è creativo ed è l'unico motore affidabile che non si guasta mai e che non ha bisogno di benzina ma fornisce energia senza fine ...
Voglio credere che questo genere di amore sia in ogni persona che ho incontrato e che incontrerò; perfino quando mi fanno del male, voglio scegliere di credere che li conduca la paura, il bisogno di difendersi, il dolore del passato, la cattiva educazione ricevuta ... ma non il bisogno di sopraffazione, l'indifferenza o l'arroganza.
"Scelgo di essere gioia, amore e gratitudine" recita un famoso mantra, e che questa scelta mi dia la forza di spezzare le catene che mi vogliono inchiodare nelle sabbie mobili, che mi faccia spogliare delle ultime maschere rimaste e che mi aiuti ad essere quella che sono e basta, in tutta la mia umana nudità!








lunedì 11 febbraio 2013

Il principio dell'abisso ...


Il principio dell'abisso è stare sempre in bilico, senza certezze di alcun genere, senza la sicurezza di niente … di un amore, di un amico, della vita, del cibo, del lavoro, della salute, del domani e nemmeno dell'ora che viene, perché non c'è niente di certo, niente su cui posso contare ciecamente.
Questo abisso diventa ancora più profondo quando lo alimento con la mia voragine interiore, ovvero quella fame di attenzioni e di affetto che risale agli albori della vita e che ho cercato stupidamente di mettere a tacere, ma che invece aveva bisogno di tutte le mie attenzioni.
Questo abisso diventa ancora più nero e cupo quando pretendo che siano gli altri a riempire questo spazio infinito, che necessita invece solo del mio coraggio e del mio amore.
E allora basta niente per avere le vertigini, per farti sentire le gambe che tremano e le braccia molli … Basta che manchi una parola, un'occhiata, un bacio, un gesto di approvazione oppure una certa solidità che, in un attimo, ti manca il respiro, perché ti senti come spinto verso quel precipizio.
Eppure, anche se facciamo finta di essere immortali ed invincibili, anche se la cosa a cui teniamo di più è avere ragione, perché essere in errore significa far morire qualcosa dentro, sappiamo benissimo che è così … che tutto quanto è labile, che tutto quanto può essere perduto per sempre.
E allora il nostro Io animale si pone davanti a quell'abisso ringhiando, come il cane che difende il suo osso davanti al branco affamato, perché sa che la legge della sopravvivenza gli impone quell'atto, ma sa anche che così non potrà resistere per sempre.
È da un tempo infinito che sono con quei piedi sulla punta del crinale mentre guardo la voragine sotto di me ringhiando e non mi decido … non mi decido né a morire, né a vivere perchè ho paura di illudermi come Icaro con le sue ali di cera.
Questa paura del vuoto, della solitudine e dell'abbandono mi ha paralizzata lì e mi sono persa nelle stagioni, nei cieli che passavano sopra la mia testa o nel vuoto sotto i miei occhi … ma se faccio qualche passo indietro e prendo la rincorsa e poi mi lancio che mi può succedere? Posso sprofondare e morire o volare verso una nuova terra … per ritornare a camminare, a correre … a vivere.
Meglio morire piuttosto che restare paralizzati davanti ad ogni abisso che mi si presenta davanti … se non altro soffrirò una volta sola!