mercoledì 25 febbraio 2015

50 SFUMATURE DI ... DONNA

Dopo tanto tempo ritorno a scrivere ... Sorpresa! Sono ancora viva :-D
Su cosa? Beh ... l'argomento è scottante ... 
In questi ultimi tempi, frettolosamente e con diversi sacrifici, ho voluto mettere in piedi uno spettacolo sul "femminicidio". 
Molte donne di grande sensibilità hanno partecipato a questo progetto e devo dire che: vederlo crescere, aggiustarlo continuamente strada facendo, dare un senso a quello che stiamo facendo ed avere la responsabilità di un messaggio così importante e così delicato, ti impone delle riflessioni. 
Che vuol dire essere una Donna in Rosso? Certo non significa, per noi, essere state uccise, non è detto che significhi essere state stuprate, ma sicuramente ci sono molti modi diversi per ricevere e farsi violenza.
Credo che la donna sia, in questo momento, ad un bivio. Che sia costretta dagli eventi e dal carico storico che abbiamo sulle spalle a prendere una decisione: se vuole ancora stare nell'incoscienza di sè oppure no.
Certo vedere che "50 sfumature di grigio" sta facendo il pienone mentre noi dobbiamo quasi arrancare per avere relazione, fa pensare. Non è un giudizio questo ma una riflessione. Sicuramente il film ha il suo perchè, sarà intrigante, sarà affascinante, ma può anche essere pericoloso, perchè certi "giochi" in mano ai "ragazzi" sbagliati possono fare veramente dei danni e se io credo che tutti abbiano la giusta misura delle cose, ho una bella illusione da sradicare.
Ci indigniamo di fronte ai femminicidi, ci arrabbiamo perchè non abbiamo pari diritti sul lavoro, inorridiamo di fronte agli stupri e poi? Poi siamo le prime a considerare tutto questo "normale"... magari mettiamo un bel post su FB in cui inneggiamo al rispetto, insieme alle amiche parliamo di tutte le brutture che alcune di noi ricevono, ma all'atto pratico? All'atto pratico non facciamo niente! 
Ci siamo adattate? Siamo le prime a stare senza problemi in questa "abitudine storica"? Non ci interessa? Pensiamo che succeda sempre a "qualcun'altra"? Magari, poi, stiamo ore davanti ad un talk show in cui viene ricostruita nei minimi dettagli la morte orrenda di una donna e ci commuoviamo e pensiamo con ardore all'eventuale ritorno della pena di morte e, senza rendercene conto, ci nutriamo di quel male, lo assorbiamo e lo rendiamo una consuetudine, di cui poter parlare, e solo parlare, ancora e ancora e ancora.
Non credo che a nessuna di noi piaccia l'idea della violenza, in qualsiasi forma essa si presenti o si manifesti, ma forse non sappiamo più credere che possiamo stare senza sofferenza, non crediamo più in un possibile mondo in cui esista armonia fra le persone e fra i generi, forse non speriamo più che qualcuno possa rispettarci e contemporaneamente essere giocoso con noi "nel modo giusto". 
Ma se non ci crediamo noi, chi ci deve credere?
Forse abbiamo scelto un brutto periodo per questa manifestazione: "50 sfumature di grigio" batte il femminicidio di "Donne in rosso"?
Ci sono ancora i tempi supplementari ... vediamo!